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TRIONFO FERRARI CON QUALCHE RISCHIO DI TROPPO

  • Immagine del redattore: Simone Marchetti Cavalieri
    Simone Marchetti Cavalieri
  • 10 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min


Dopo l’esordio scintillante in Qatar, la Ferrari continua a brillare nel WEC, centrando una una bella vittoria nella tappa di casa, a Imola. La 499P #51 ha riportato a Maranello ciò che un anno fa era sfumato per una strategia che non pagò. Stavolta, invece, Giovinazzi, Calado e Pier Guidi hanno sfoderato una prestazione solida dall’inizio alla fine: pole conquistata da Giovinazzi, gestione accorta delle insidie di gara, e una lucidità che in una sei ore fa spesso la differenza.


Personalmente, non ho mai avuto dubbi sul fatto che la Ferrari avrebbe portato a casa il risultato. Con un Balance of Performance finalmente rivisto, l’occasione non poteva essere mancata. Tuttavia, va detto che in casa AF Corse qualche rischio evitabile se lo sono presi. Il pacchetto tecnico era talmente superiore da rendere il doppio podio un obiettivo quasi minimo, eppure una strategia un po’ troppo aggressiva con le gomme ha finito per penalizzare la #83, che si è vista scivolare fuori dai primi tre posti.


Il triplo stint iniziale ha fatto perdere terreno proprio a metà gara, momento in cui la Porsche Penske #6 è riuscita a portarsi in testa grazie a una strategia più lineare, con doppi stint sulle medie. La 963, pur chiaramente meno veloce, ha tenuto botta fino all’errore di Campbell in frenata, che ha poi facilitato il sorpasso delle Ferrari. Senza quella sbavatura, il recupero sarebbe stato meno scontato, anche perché la #83 si è trovata imbottigliata nel traffico, senza poter sfruttare appieno il suo ritmo.


E che dire della #50? L’unica hypercar capace di rimontare davvero dal fondo dello schieramento. Con il passo che aveva, il podio era tutt’altro che un miraggio. Poi però è arrivato quel pit stop anticipato di oltre 20 minuti per mettere Fuoco in macchina, una scelta che li ha esclusi dalla strategia degli altri e li ha fatti scivolare fuori dalla top ten. La safety car provocata da Rossi li aveva anche rimessi in gioco, ma il duello troppo acceso tra Fuoco e Buemi ha definitivamente spento ogni speranza. Sorprende che Buemi non sia stato penalizzato, visto anche il suo stile difensivo già discusso in altre occasioni, come ad Austin 2024.


Sul podio, insieme alla Ferrari #51, ci finiscono BMW #20 e Alpine #36, entrambe avvantaggiate dall’ingresso della safety. L’altra BMW, quella di Marciello, stava lottando per il terzo posto prima di essere tagliata fuori proprio a causa di quell’interruzione. Anche la Porsche #6 ha perso terreno nel finale, complice un ritmo calante con gomme usurate — un’area dove di solito le 963 eccellono. Giornata da dimenticare invece per Cadillac, che lontana dal peso minimo torna in fondo al gruppo. Niente da fare nemmeno per Peugeot, troppo in difficoltà sul lungo termine con le gomme.


Nella classe GT3, la vittoria va alla Porsche #92, favorita da un errore pesante di Valentino Rossi. Brillante in qualifica, il nove volte campione del mondo è stato invece disastroso in gara. Nonostante la tenace difesa di Mann, era evidente che sarebbe durato poco davanti a lui. Rossi, però, ha scelto di forzare un sorpasso improbabile alla Rivazza 2, danneggiando la Ferrari 296 Vista e compromettendo anche la propria gara.


A raddrizzare le cose ci ha pensato un Kelvin Van Der Linde in stato di grazia: partito dal centro del gruppo, ha recuperato con forza fino a tallonare la 911 di Lietz nel finale. Forse con un giro in più ce l’avrebbe anche fatta, ma non sempre il tempo gioca a favore.



© Simone Marchetti Cavalieri

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