LA RAZIONALITÀ NON SERVE
- Simone Marchetti Cavalieri
- 2 giu 2022
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 9 feb
Mark Purslow aveva 29 anni, era al suo secondo TT. È l’ennesimo milite ignoto di una specialità sulla quale si accendono i riflettori solo quando arriva la tragedia.
Come detto, l’ennesimo a lasciare questa vita in sella ad una moto sull’Isola di Man, il primo della storia a farlo nell’era digitale, nella prima edizione trasmessa integralmente in diretta streaming.
Cosa cambia? Nulla.
Ma è un segno dei tempi che cambiano, un’altra spaccatura tra il mondo reale e un mondo che si rifiuta di scendere a compromessi con il presente nel nome della passione, del giocare con il rischio e del vivere uno stile di vita che, per quanto ci sia possibile tentare di farlo, non riusciremo mai a sincronizzare completamente con le nostre frequenze di professionisti del Motorsport “razionale”.
Giocare a braccetto con l’estremo è una scelta. Giusta? Sbagliata? Non sta a noi deciderlo. Nè tantomeno a chi si ricorda dell’esistenza di questi mondi solo per fare qualche click in più sul proprio “sito di news”.
Correre, vincere e morire al TT sono simboli di irrazionalità. Quel valore che, anche se sui circuiti ai quali siamo abituati ormai ne resta solo un surrogato, rimane la radice dello sport a motore in ogni sua forma. Quello schiaffo al vedere le cose in modo logico e lineare, quella lama a doppio taglio più grande di noi, che va e andrà sempre preservata con cura e rispettata.
© Simone Marchetti