IL CARRO DEL QUALUNQUISMO
- Simone Marchetti Cavalieri
- 2 ago 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Salire sul carro del qualunquismo è comodissimo, specie quando in fin dei conti ha pure ragione. Perchè, diciamocelo, la Ferrari ha un grande problema sul fronte strategico. Lo dicono i fatti. Quando però lo si ingigantisce così tanto, si arriva al punto di non ritorno tanto caro a stampa e affini, che amano usare un filo di arroganza, i tweet sarcastici che strappano sì un sorriso (la prima volta) ma diventano pesanti se si sostituiscono in toto all’analisi vera e propria del problema.
Lo so che attizza parecchio l’idea del “sono tutti coglioni”, anche perché è la cosa più facile da pensare e funge da sfogo alla delusione da vittorie mancate nonostante la macchina migliore della griglia. Ma i pensieri sterili hanno rotto il cazzo, sia da parte di chi è del settore e sa come funzionano le cose, sia dai tifosetti wannabe, non si capisce se mossi dalla passione per uno sport o dalla pretesa che Ferrari stia in F1 per far contenti loro.
A tal proposito, rivolgendomi a quest’ultimi, ridimensiono subito il vostro accanimento rivelandovi che, a meno che non siate almeno in procinto di acquistare 210mila € di Ferrari Roma (la più economica da listino) a Maranello di voi non frega nulla. E non pensate che si corra in F1 per far contenti i “Tifosi”, lo si fa principalmente per motivi di ritorno economico conditi da un po’ di narrazione spiccia sulla storia e sui valori del marchio. Ci sono andato troppo pesante? Mi spiace.
Restando sui fatti di gara, la classifica finale ha sempre ragione e montare le hard a Leclerc è stata una scelta di merda. Fine della storia. Ma Nessuno, e dico Nessuno, degli ingegneri del lunedì ha tenuto in considerazione nei processi alle decisioni, le condizioni meteorologiche in continua evoluzione del GP di Ungheria.
La scelta della gomma hard in quel momento avrebbe potenzialmente risolto due problemi: quello dello smarcare la mescola in caso di asciutto e quello dell’avere un margine di sicurezza sul degrado compatibile con le tempistiche previste di arrivo della pioggia. Una scelta con un senso logico. Poi la pioggia non è mai arrivata e amen. Scelta sbagliata, come già ampiamente dimostrato.
© Simone Marchetti